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Le ceneri di hashish

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Bisogna spegnere quel cervello,
forse con una spranga di ferro,
o un coltello piantato,
sicuro una ruota sul volto
e resta sul campo, ultimo letto,
e pensiero chiuso in un corpo morto...
come un mondo sgonfio lasciato
in una porta senza rete
da un piede impastato
di sangue e di fango.
La poesia era già nella carta
bastava bruciarla, come la vita:
la riga del vento nel cielo
dove un libro aperto vola.
E inghiottendo fumo assassino
sputo respiro macchiato
con la faccia scacciata al terreno
o seguo traiettorie di orientali marciapiedi
o meridionali neri senza occhi,
rivedo gli sguardi tristi
di lontani paesi socialisti.
Condannato alla solitudine
al mattino mi preparo
al panico da palcoscenico
proseguendo nell'estinzione,
obbligato a vivere, senza nuocere.

 Luca Soldati - 12/12/2011 18:54:00 [ leggi altri commenti di Luca Soldati » ]

Interessante questa sua poesia costruita sulla rielaborazione della famosa frase "bisogna impedire a quel cervello di funzionare" che il fascista pubblico ministero Isgrò pronunziò il 4 GIUGNO 1928 rivolto ad Antonio Gramsci durante il “processone” a carico del Comitato centrale del Partito Comunista. Attualissima in questa fase storica oclocratica.

 Loredana Savelli - 11/12/2011 18:17:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Interessante.

 MastroC - 11/12/2011 16:32:00 [ leggi altri commenti di MastroC » ]

Interessante questo testo. Forse un po’ ’legnoso’ quanto a scorrevolezza, ma di densità tematica di non facile trattazione.
Sembra un flash ’pre-mortem’ dello stesso Pasolini colpito e
agonizzante ma ancora lucido. Quasi una sua immedesimazione
trasfigurante nelle non motivazioni, nella follia dei suoi assassini.
Ma anche (direbbe Veltroni) un’amara disamina sulle scelte politiche,
sulla società, sulle condizioni di disagio e marginalizzazione
e, forse, un’autocritica. Infine il ’totem’ gramsciano diviene
"Ceneri" cioè ’celebrazione’ e ripetizione attualizzata dell’autore.
Voto 7.

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